Il cancro del colon-retto · Dr. Giuseppe Naim

Il cancro del colon-retto

K Colon
Carcinoma giunto retto-sigma

Il cancro del colon-retto (CCR) è la neoplasia più comune dell’apparato gastrointestinale. Esso rappresenta una delle principali cause di mortalità per tumori in tutti i Paesi occidentali e, in Europa, costituisce il tumore più frequente nei non fumatori. In Italia l’incidenza è di 35-40.000 nuovi casi all’anno e, a causa della malattia, ogni anno muoiono circa 18.000 persone. Oggi, nelle statistiche per mortalità, i tumori del colon-retto sono al 2° posto per frequenza sia nei maschi, dopo il cancro del polmone, che nelle femmine dopo la mammella. Nell’ambulatorio di ogni medico di medicina generale (1000-1500 assistiti) è stata stimata un’incidenza di 1-1,5 nuovi casi all’anno. Numeri veramente impressionanti che fanno capire come sia fondamentale la prevenzione al fine di ridurre l’incidenza e la mortalità di questa gravissima patologia. La malattia è più diffusa tra gli anziani, mentre è sicuramente più rara nei soggetti di età inferiore ai 50 anni. Nella maggior parte dei casi la causa è tuttora sconosciuta nonostante l’attività di ricerca sia molto intensa in questo settore ed abbia contribuito a rendere le procedure diagnostiche sempre più sofisticate, precise ed affidabili.

Fattori di rischio

Alcuni fattori possono accrescere il rischio di ammalarsi a partire dall’alimentazione. La ricerca ha infatti dimostrato che una dieta ricca di grassi e proteine animali e povera di fibre (frutta e verdura) può contribuire ad aumentare il rischio di sviluppare questa malattia. Il rischio può essere ancora più alto se si fa anche largo uso di alcoolici. Tra i fattori di rischio importante è poi considerare le alterazioni genetiche ereditarie. Infatti, l’avere in famiglia un caso di cancro del colon-retto non significa certo che il tumore si erediti ma, per i familiari, il rischio di ammalarsi è senza dubbio più alto soprattutto se la malattia è stata diagnosticata in un parente di primo grado (genitore, fratello o sorella) ad un’età inferiore ai 45 anni, oppure in più parenti stretti della stessa famiglia. Le persone che rientrano in queste categorie possono essere indirizzate verso centri specializzati per sottoporsi a test specifici mirati ad individuare la presenza di alterazioni genetiche e, di conseguenza, a valutare l’effettivo rischio di sviluppare il cancro. Chi risultasse ad alto rischio può essere sottoposto ad un regolare programma di screening che, di solito, si basa sull’esecuzione di una colonscopia. In ogni caso è sempre bene consultare prima il medico curante per valutare insieme l’opportunità di sottoporsi ai test genetici. Esistono due rare malattie genetiche correlate ad un alto rischio di sviluppare un carcinoma del colon-retto: la poliposi adenomatosa familiare, in cui la mucosa che riveste il colon appare cosparsa di numerosissimi tumori benigni (polipi), ed il carcinoma colo-rettale ereditario non associato a poliposi (HNPCC o Sindrome di Lynch), in cui i tumori si sviluppano in giovane età interessando talvolta più parti dell’intestino. Comunque, soltanto il 5% dei tumori del colon-retto è causato da alterazioni genetiche ereditarie. Tra i fattori di rischio bisogna annoverare anche le patologie infiammatorie croniche intestinali: gli individui con lunga storia di rettocolite ulcerosa o di morbo di Crohn hanno un alto rischio di sviluppare un tumore del colo-retto. Infine, anche obesità, fumo e vita sedentaria possono aumentare la possibilità che si sviluppi un tumore.

Sintomatologia

Purtroppo, spesso la sintomatologia di presenta chiaramente quando il tumore è già abbastanza avanzato ed altrettanto spesso qualche sintomo viene sottovalutato dal paziente ed anche, molto più colpevolmente, dal medico stesso. I sintomi, anche se non propriamente specifici del cancro colo-rettale ma che possono fare venire il sospetto ed indurre quindi ad eseguire accertamenti diagnostici, sono vari: presenza di sangue di colore rosso vivo o anche scuro sulle feci o frammisto ad esse, modificazione dell’alvo (stipsi o diarrea) senza apparente motivo per più di sei settimane, perdita di peso, tenesmo rettale, ovvero la sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino dopo l’evacuazione, dolori addominali (quest’ultimo sintomo è altamente aspecifico presentandosi in svariate patologie anche di tipo funzionale); talvolta anche l’astenia può costituire un sintomo di malattia, per esempio quando il tumore è causa di un sanguinamento cronico inducendo in tal modo anemia. In alcuni casi il tumore può determinare il blocco o l’occlusione intestinale. Anche se tutti questi sintomi possono essere causati, come già detto per i dolori addominali, da altre condizioni patologiche, è molto importante rivolgersi tempestivamente al medico di fiducia per un controllo. I tumori del colon-retto sono più frequenti nelle persone di età superiore a 50 anni, mentre sono più rari nelle persone più giovani. Per questo motivo i sintomi descritti possono essere indicativi di altre malattie. Se i disturbi intestinali non migliorano nel giro di qualche settimana o addirittura peggiorano, bisogna consultare uno specialista e sottoporsi a tutti gli accertamenti opportuni per scoprirne la causa.

Screening

Le probabilità di guarigione aumentano considerevolmente se si riesce a fare una diagnosi precoce ovvero se la malattia è diagnosticata e, di conseguenza, trattata, quando è ancora in uno stadio iniziale. Esiste un apposito programma di screening per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto che, purtroppo, non è ancora esteso a tutte le regioni italiane. Tutti gli uomini e le donne di età compresa tra 50 e 69 anni possono sottoporsi gratuitamente all’Hemoccult test, per la ricerca del sangue occulto nelle feci, ogni due anni. I soggetti di età più avanzata non vengono invitati a sottoporsi al test ma possono richiederlo. L’Hemoccult non serve per diagnosticare la malattia bensì per accertare se, nelle feci, sono presenti tracce, anche minime, di sangue non visibile ad occhio nudo, in quanto i tumori ed i polipi intestinali talvolta possono sanguinare. Se il risultato del test è positivo, ossia se sono presenti tracce di sangue occulto nelle feci, il soggetto è invitato a sottoporsi alla colonscopia per verificare quale sia la causa del sanguinamento.

Diagnosi

Solitamente l’iter diagnostico comincia dal medico di medicina generale che visita il paziente e, se lo ritiene opportuno, invia il paziente dallo specialista per una più approfondita valutazione. Dopo l’anamnesi, personale e familiare, il primo esame da eseguire è l’esplorazione digitale rettale per valutare l’eventuale presenza di sangue sul guanto del dito esploratore o di masse endorettali. La procedura più importante per esaminare il colon-retto in tutta la sua lunghezza è la colonscopia con eventuale biopsia. In alternativa all’esame endoscopico può tornare utile ricorrere alla radiologia tradizionale per l’esecuzione di un clisma opaco a doppio contrasto o ad una metodica radiologica avanzata come la colonscopia virtuale. 

Se la biopsia conferma la presenza di un tumore del colon-retto, è spesso necessario approfondire gli accertamenti al fine di stabilirne esattamente le dimensioni, la localizzazione e l’eventuale diffusione della malattia neoplastica anche a distanza (metastasi). Questo processo si chiama stadiazione dalla quale dipende poi la scelta del trattamento migliore per ogni singolo caso. In alcune situazioni questi stessi accertamenti possono essere ripetuti durante e dopo il trattamento per controllare l’andamento della malattia e gli effetti della terapia. Oltre all’esecuzione di alcuni esami ematochimici  come il dosaggio di CEA (antigene carcinoembrionario) e CA 19-9, proteine che possono essere prodotte dalle cellule neoplastiche di origine intestinale, che però non sono del tutto specifici potendo essere negativi in presenza di tumore o, peggio, positivi in assenza di questo, si possono utilizzare varie tecniche diagnostiche: ecografia addominale, eco endoscopia, tomografia assiale computerizzata (TAC), risonanza magnetica nucleare (RMN), tomografia ad emissione di positroni (PET). 

Generalmente il cancro colo-rettale si classifica secondo quattro stadi: stadio I (il tumore è circoscritto all’interno della parete intestinale); stadio II (il tumore ha invaso tutta la parete intestinale, ma i linfonodi sono indenni); stadio III (il tumore ha invaso uno o più linfonodi vicini che sono di solito i primi ad essere raggiunti dalle cellule tumorali se la neoplasia si diffonde al di fuori dell’intestino); stadio IV (il tumore si è diffuso ad altri organi quali il fegato ed il polmone). Se il tumore si ripresenta dopo il trattamento si parla di recidiva.

Terapia

Il trattamento dipende dallo stadio e della localizzazione del tumore e, per avere la massima efficacia e consentire i risultati migliori per il paziente,  deve essere pianificato da un’equipe di specialisti comprendente il chirurgo, l’oncologo, l’anatomopatologo, il radioterapista, il radiologo ed il gastroenterologo.  L’equipe deve elaborare il piano terapeutico tenendo conto di vari fattori quali l’età del paziente, le sue condizioni generali, il tipo e lo stadio della neoplasia. La chirurgia è comunque la forma più comune di trattamento dei tumori del colon-retto ed il tipo di intervento più appropriato dipende dallo stadio, dall’estensione e dalla localizzazione del tumore. Con l’intervento il chirurgo asporta il tratto intestinale in cui è localizzato il tumore (ricongiungendo poi le due estremità sane mediante il confezionamento di un’anastomosi) e, solitamente, anche i linfonodi regionali adiacenti che rappresentano il primo sito dove il tumore potrebbe diffondersi. Se il tumore è in stadio avanzato (stadio IV), la chirurgia può essere utilizzata per rimuovere le cellule tumorali nel caso in cui il tumore si sia diffuso ad altri organi (fegato o polmone). In alcuni casi l’intervento chirurgico può essere preceduto o seguito da trattamenti complementari quali la chemioterapia o dalla radioterapia.

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